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      Rideva in pari tempo, internamente, della propria voglia folle, tremava di tradirsi, si comprimeva nel petto la nuova intensa vita. E godette che Jeanne non gli fosse vicina, gli fece un acuto piacere di vederla sciolta in apparenza da lui, sapendola stretta a lui nel pensiero, ebbra di lui. E si ascoltò intanto, con profondi respiri, dilatar l'anima. Il dolcissimo sguardo lungo di Jeanne dalla loggetta dove l'acqua era stata idealmente convertita in veleno gli fece ancora, per un attimo, rotear le cose intorno.
      Lei?
      diss'egli ridendo. "Un mondano come Lei?"
      Io non sono un mondano, caro Maironi. Io prendo interesse a osservare le vanità mondane e non sono mondano come un astronomo non è celeste.
      Jeanne, che in quel momento stava guardando da vicino i fregi del lavabo, i pesci marini, le tarsie di verde antico e di porfido, chiamò a sè Maironi, con un gesto.
      Non so mai come chiamarladiss'ella, piano. E soggiunse forte: "Cosa è scritto qui? Mi spieghi".
      Piero le tradusse il motto latino scolpito dentro l'arco, al di sopra del vaso marmoreo:
      OMNES VELUT AQUA DILABIMUR
     
      E chinandosi come per guardare lo squisito marmo, sussurrò:
      Chiamami amore.
      Ella non rispose; egli rimase chino celando il fuoco del viso.
      Poveri fratucci!
      esclamò Dessalle alle loro spalle. "Son passati tutti davvero, eh? Ma ditemi un po': quel motto lì come va preso? Dev'essere epicureo, dentro quella gioia di fregi, quel sorriso dello scettico Cinquecento! Mangiamo, beviamo e godiamo fin che ci è tempo, eh?"
      Entrarono nel refettorio.


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Piccolo mondo moderno
di Antonio Fogazzaro
Ulrico Hoepli Milano
1909 pagine 344

   





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