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      Perchè non si resta qui?
      disse Piero con voce sommessa, come se le parole innocenti potessero tradire a qualche orecchio curioso il suo desiderio di un'ora beata in quel solingo incanto di marmi e di luna, fra le rose inquiete, accennanti un voluttuoso invito.
      Adesso si resta quirispose Jeanne; e ordinato al domestico il caffè, la bevanda favorita di lei e dell'amico, si avviò verso alcuni sedili di bambù aggruppati in un angolo della terrazza.
      E poi si vadiss'ella piano, abbandonandosi riversa, con un sospiro, sulla poltrona bassa lambita dalle rose. Vide negli occhi di Piero un lampo che la fece rizzarsi di botto. "Com'è cattivo, Lei!" diss'ella. "Io non ci penso mai."
      Egli protestò, acceso, che non era cattiveria di amarla con tutto il suo spirito e tutto il suo sangue, di...
      Jeanne lo interruppe con un gesto, gli additò una finestra della villa, illuminata e aperta.
      Le camerierediss'ella.
      Piero si morse le labbra, la guardò a lungo, parlando con gli occhi fissi, ardenti. Poi le disse che non era più sindaco, che aveva rotto con quella gente, per sempre, che gli pareva di nascere a un'altra vita, ch'era ubbriaco di libertà. Appena proferita la parola gli sovvenne della catena intatta. Jeanne parve colpita dalla stessa idea, non trovò niente a dire. Dopo un momento di silenzio penoso, parlò dei seccatori venuti dalla città col pretesto dell'eclissi per fare una bizzarria elegante e divertirsi. Aveva dovuto licenziarli con desolazione, povera Jeanne! Un impegno, un ritrovo sulla via dei colli, con amici.


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Piccolo mondo moderno
di Antonio Fogazzaro
Ulrico Hoepli Milano
1909 pagine 344

   





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