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      Parlarono del progetto di coprire con ferro e vetro le due terrazze della villa, di ridurre l'una a vestibolo e l'altra a buffet. Carlino non voleva saperne dell'odiosissimo ferro, Fusarin pretendeva di poterlo dissimulare interamente con arazzi e stoffe, lo snobino Fanelli posava qua e là nella contesa il suo pizzico di sapienza mondana, sfoderava la sua conoscenza di sale illustri, di grandi poeti dell'arredamento.
      A Carlino piaceva solamente l'idea degli arazzi perchè ne aveva dei superbi, del Cinquecento, che a villa Diedo non poteva collocare. Però i suoi arazzi avevano da esser diventati seminari di batteri! C'era da prendere un malanno del secolo decimosesto! Come disinfettarli per bene? Potrebbe la loro sublime pelle sopportare il sublimato?
      Ciò!
      gridò il bizzarro Fusarin. "E quela barbassa de quel capussin de Calcante, e quela giaca onta de quel maledeto barbiero inzenocià col so caìn sporco in man per tor su el sangue de Ifigenia, e tuti quei tabaroni longhi de quei prinsipi greçi co quei musi da ciche e da cicheti, credistu, anima mia, che no i ghe n'abia dei batteri? E mi che me piasarave, vardè vualtri, crepar da la peste del mille e sinquessento! Saria belo, ciò! Saria novo!"
      Seguì un torneo di sentenze pazze sulla morte e sulla vita. Berardini scherzava e rideva con la più bronzea delle facce e Jeanne durava fatica a ricordarsi ch'era in dovere di trattarlo un po' male, tanto poco si curava di lui e tante simili audacie di sciocchi e d'intelligenti aveva conosciute.


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Piccolo mondo moderno
di Antonio Fogazzaro
Ulrico Hoepli Milano
1909 pagine 344

   





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