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      La campana della chiesetta ricomincia a suonare, suona ad agonia.
      Sono le otto e cinquanta minuti. Don Giuseppe recita ad alta voce le preghiere per i moribondi, accosta e riaccosta il crocifisso alle labbra smorte della travagliata che non ode, non vede più, tutti della famiglia e suor Eletta pregano ginocchioni, l'angelo di Dio entra. Si fa un silenzio sepolcrale, è udito il passo di un viandante, un canto lontano nei campi. Il medico si china sul volto più bianco del guanciale ove posa, illuminato da un sorriso, semiaperta la bocca e immobile; guarda don Giuseppe, tacendo. Don Giuseppe si china pure, giunge le mani, si rialza, dice con voce sommessa, devota come all'altare:
      Non è morte. E` lume di vita eterna.
      Un solo fiore non perdette per lei l'ora sua breve, la madre non ne volle sul letto funebre.
     
      VII
     
     
      Verso mezzanotte, in uno stanzino dell'albergo ammorbato di muffe, al lume di una candela di sego, Piero e don Giuseppe ragionavano insieme, a bassa voce, della morta, dell'occulto tesoro spirituale ch'era stato in lei.
      Aveva in questo la natura di sua madredisse Piero.
      Allora don Giuseppe sospirò.
      Stette per qualche momento immobile e muto, quasi a considerar mentalmente la madre mirabile, e poi si levò di tasca un astuccio, dicendo che gli doveva consegnare qualche cosa da parte di lei appunto. Tempo addietro, quando era venuto dal manicomio quel s'ofro pieno di angoscia e di speranza, la marchesa aveva segretamente incaricato don Giuseppe di far incidere in una medaglia d'oro parole appropriate a un dono che l'Elisa risanata ne farebbe, in memoria del beneficio divino, al marito.


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Piccolo mondo moderno
di Antonio Fogazzaro
Ulrico Hoepli Milano
1909 pagine 344

   





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