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      Faccia come crederispose Piero "scriva come vuole."
      Il vecchio riguardoso amico non osò domandare più in là.
      Piero si avviò soletto al Camposanto. Il vento e il lago tacevano. Colonne di cipressi, frondose vette di ulivi, fronti di montagne nereggiavano sull'eguale albore del drappo sottile di nuvole. Il sentiero, il pendìo erboso a sinistra, i campicelli a destra lungo l'acqua dormente eran grigi di luna velata. Per via Piero non incontrò anima viva. Sugli scalini del Camposanto, presso il cancello, era inginocchiato un vecchione cencioso che, udito Piero salire, si alzò e guardatolo gli disse timidamente con un sorriso d'idiota: "S'era chí a di sü on poo de ben per i me vecc. Lü l'è ben el fioeu de la poera sciora Lüisa? La me n'a faa inscí tanto, del ben, la Soa mamm! L'era ona gran donna!"
      Avuta una copiosa elemosina se ne andò zoppicando e borbottando: "Vardè on poo, vardè un poo!".
      Piero aperse il cancello e, scopertosi il capo, entrò. Quasi in faccia al cancello, a sinistra, nel muro addossato al monte stavano quattro lapidi di marmo bianco. Nella prima era inciso:
      LA PICCIOLETTA VESTE GENTILEDI MARIA MAIRONI.
     
     
      Nella seconda:
     
      INGEGNERE PIETRO RIBERAGRANDE CUORE PROBO
      IN PACE.
     
     
      La Morte aveva disposto, con le sue discese ordinate, che la bambina soave e il vecchio uso tenerla sulle ginocchia, cantarle "Ombretta, sdegnosa" fossero ancora vicini. Nella terza lapide si leggeva:
     
      A FRANCOIN DIO
      LA SUA LUISA.
     
     
      Nella quarta:
     
      A LUISA MAIRONI RIGEYPIERO MAIRONI
      IGNARO DELL'ASCOSO MATERNO VOLTOSOSPIRANDO


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Piccolo mondo moderno
di Antonio Fogazzaro
Ulrico Hoepli Milano
1909 pagine 344

   





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