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      Il primo risguarda gli esempi. Perchè, si dirà, in una Sintassi dell'uso moderno dare spesso esempii di scrittori antichi, come sono, fra gli altri, Dante, il Petrarca e il Boccaccio? Qui bisogna intenderci bene. Gli esempii nella mia Sintassi non son portati, come in altri simili lavori, per convalidare la regola; ma soltanto per chiarirla, ossia per farla capire. Io mi sono proposto un uso che chiamo moderno e che credo buono, e quello insegno come tale: quanto poi all'esempio, o questo sia di Dante, o del Segneri, o del Manzoni, o, del Leopardi, o del Grossi, o anche foggiato lì per lì dal compilatore, tanto fa. Ma perchè allora ammetterne di antichi, nei quali spesso o la forma grammaticale o la costruzione offrono difficoltà? Ecco. Un po' per la stima e la divozione che sento verso i nostri grandi padri, e per desiderio di adornare delle loro fulgide gemme questi aridi precetti; un po' per seguire la tradizione di quasi tutti i grammatici, cominciando da Pietro Bembo, e terminando con quelli de' tempi nostri, non esclusi gli stranieri. E forse anche ne verrà qualche vantaggio; chè se alcuno vorrà negli esempii avere una convalidazione, un'autorità in sostegno della regola, il più delle volte resterà contento; oltre di che ciò mostrerà sempre meglio come l'uso da me chiamato moderno abbia le sue radici molto profonde. Nè grave sarà il danno di qualche voce antiquata o poetica, poichè vi si soggiungerà in parentesi la moderna equivalente; e neppure quello della sintassi contorta, perchè la terza parte non lascerà dubbio fra la costruzione regolare della nostra lingua, e le licenze toltesi da alcuni scrittori.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





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