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      restandone una sola indipendente, e dipendendo le altre da quella. La prima si chiama principale, l'altre dipendenti o subordinate o, anche, unite alla principale per subordinazione. Le proposizioni subordinate ora fanno da soggetto, ora da complemento, e però possono essere di quattro specie:
      Soggettive (che tengon luogo di un soggetto); p. es. che tu studii m'è caro. Chi si contenta è ricco. Quello che tu impari ti gioverà. Chi ama teme.
      Attributive (che tengon luogo di un complemento attributivo); p. es. la virtù che è sincera piace a tutti. L'amore che si porta al bene è lodevole. La casa dov'ho abitato lungo tempo, mi è cara. Io amo quell'amico che mi ha soccorso nelle disgrazie.
      Oggettive (che tengon luogo di un complemento oggettivo). Desidero che tu profitti nello studio. Io dico che la vera felicità sta nella virtù.
      Avverbiali (che tengon luogo di un complemento avverbiale); p. es. La virtù piace a chiunque ha senno. Dante scrive in modo, che niuno l'ha ancor superato. Noi dispregiamo la virtù, quando è viva, la lodiamo, quando è estinta.
     
      § 14. PROPOSIZIONI SUBORDINATE. Le subordinate si distinguono in subordinate di primo grado, quando sono tali rispetto alla principale; di secondo grado, quando sono tali rispetto ad un'altra già subordinata. Più subordinate del medesimo grado sono necessariamente coordinate fra loro. P. es. Se gli uomini conoscessero i loro doveri, e praticassero la virtù, sarebbero meno infelici. Qui le due prime proposizioni sono tutt'e due subordinate alla terza, ma fra loro coordinate.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500