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      Firenzuola. - Posimi a pensare di questa cortesissima. Dante. - Quel grande che cantò l'arme e gli amori. Tasso. - Dissi: or direte dunque a quel caduto Che ecc. alludendo a Cavalcante ricaduto poco innanzi dentro la sua tomba infocata (Dante, Inf., c. X). - E se all'incatenata il tosco e l'armi Pur mancheranno ecc. Tasso. - Tonio, entrate. Il chiamato aprì l'uscio. Manzoni. - Giace la pia col tremulo Guardo cercando il ciel. - Di quel securo il fulmine Tenea dietro al baleno. Manzoni. - È però da avvertire che quest'uso non si adatta con qualunque aggettivo, nè può farsi con pieno arbitrio dello scrittore, ma con quel certo senso della proprietà di nostra lingua, che s'impara leggendo i buoni scrittori.
     
      § 5. Più spesso ancora coll'aggettivo sostantivato si designa una intera specie, classe o condizione di persone, tanto in plurale, quanto in singolare, dicendo p. es. il dotto e l'ignorante, il sapiente e lo stolto, gli scellerati, i maligni, i ricchi ed i poveri, i cortesi e gli scortesi, i vivi e i morti, le belle e le brutte. È però raro il caso che tali aggettivi si riferiscano a donne, mentre coi maschi sono frequentissimi. Umana cosa è avere compassione degli afflitti. Boccaccio. - Calunniar per invidia tanti innocenti. Segneri. - Vattene e turba il sonno Agli illustri e potenti. Tasso. - Ciascuna generazione crede che i passati fossero migliori de' presenti. Leopardi. - I timidi non hanno meno amor proprio che gli arroganti. Leopardi. - Gli andava incontro tutto il fiore delle belle di Alessandria.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





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