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      Leopardi. - Lascio l'infinita varietà dei giudizii e delle inclinazioni dei letterati, per la quale (per cui sarebbe equivoco) il numero delle persone atte a sentire le qualità lodevoli di questo libro si riduce ancora a molto meno. Leopardi.
      Inoltre si usa il quale, quando la sentenza o il periodo abbiano già molti che o cui, onde l'aggiungerne un altro porterebbe oscurità o stento o cattivo suono.
      Dopo ciò, e dopo questo, cotesto, quello usati in senso generico, si deve usare che e non il quale: p. es. ciò che io vi dico, è vero: non affermate quello che non sapete.
     
      § 20. CHI relativo personale differisce dagli altri pronomi relativi, perchè racchiude in sè stesso il dimostrativo corrispondente, ed equivale a colui che. La prima parte (colui) può essere soggetto, oggetto e termine: la seconda (che) regolarmente è soggetto. Chi non ha debiti è ricco. Giusti, Proverbii. - La maldicenza rende peggiore chi parla e chi ascolta e per lo più chi ne è l'oggetto. Manzoni. - Nelle opinioni si considera piuttosto la persuasione di chi crede, che la verità delle cose credute. Manzoni. - Tutt'e due si volsero a chi ne sapeva più di loro. Manzoni.
      Si accorda regolarmente col maschile, ma nell'uso parlato anche col femminile. Chi è bella nasce maritata. Giusti, Proverbii.
      Si usa anche dopo come invece di colui o quello: Alcuni andavan gettando le lor semente a malincuore, come chi arrischia cosa che troppo gli preme. Manzoni.
      È raro che la parte relativa (che) di chi sia oggetto o termine, amandosi meglio sostituire le forme sciolte colui che, uno che.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





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