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      Si eccettuano quindi i verbi di percezione, che sono transitivi, p. es. sentire, vedere, udire, toccare, fiutare, conoscere, apprendere, considerare, osservare, ascoltare ecc. ecc. Si eccettuano pure mangiare, bere, e i verbi di simile significato, che sono transitivi;
      C. verbi, in cui l'azione fatta dal soggetto ritorna sul soggetto stesso, quali sono i riflessivi assoluti (vedi Gramm., P. II, cap. XXV, § 8); accorgersi, vergognarsi, astenersi, ammalarsi, apporsi, lagnarsi, sovvenirsi ecc.
      D. verbi impersonali (vedi Gramm., Parte II, cap. XXVII, § 1, 2); p. es. lampeggia, piove, tuona, bisogna, basta, accade, sembra, duole, giova ecc.
     
      § 3. VERBI TRANSITIVI. Sono transitivi gli altri verbi; quelli cioè che indicano un'azione, la quale si compie fuori del soggetto, e viene ricevuta da un oggetto come amare, odiare, vendere, comprare, possedere, vincere ecc. L'oggetto può essere ora cosa, ora persona, come vedremo parlando dei complementi.
     
      § 4. VERBI SERVILI. I verbi volere, potere, sapere, (nel senso di potere), dovere, non appartengono propriamente nè ai transitivi, nè agl'intransitivi (benchè possano entrare nella seconda categoria di questi), ma prendon lor natura dall'infinito espresso o sottinteso, che ne dipende, e per la subordinazione che essi hanno agli altri verbi, erano chiamati dagli antichi grammatici servili. P. es. posso morire, voglio rinascere, sono intransitivi; debbo mangiare, posso scrivere, sono transitivi.
     
      § 5. VERBI COMPOSTI. Alcuni verbi intransitivi significanti moto o stato, in composizione con certe preposizioni divengono transitivi, e richiedono un oggetto.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





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