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      § 15. USO DI VENIRE COME AUSILIARE. Talora per meglio esprimere che l'azione è in atto (vedi il capitolo sulla forma passiva) o per evitare una ripetizione troppo frequente di essere, si usa come ausiliare del passivo il verbo venire, pigliandone solo i tempi semplici; p. es. io vengo colpito; egli venne battuto; coloro venivano uccisi ecc. Quando (il fatto) viene aggravato dal reo, fa parer che non sia fatto. Caro. - Tal è la forza e virtù che dalla velocità del moto vien conferita al mobile che la riceve. Galileo.
      Venire dà anche spesso al participio seguente la forza di azione casuale, non volontaria. E' mi venne veduto (vidi per caso) un orto assai ameno. Firenzuola. - Per avventura gli venne trovato un buon uomo. Boccaccio. - Si guardava di stare molto con lui .... acciocchè non gli venisse detto alcuna parola di correzione verso di liti. Fioretti S. Francesco.
      In certe frasi, specialmente in alcune che esprimono lode o biasimo, onore o disonore, invece di essere può adoperarsi andare. E lodato ne va non che impunito. Ariosto. - Poi mostra a dito ed onorata andresti Fra le madri latine e fra le spose. Tasso. - Anche con aggettivi: andar altiero, andar superbo, andar pazzo per una cosa. Quel bello di che esse (le navi) andavano adorne. Bartoli. - Veder la donna, ond'io vo sì dolente. Dante.
     
      § 16. ANDARE IN SENSO DI NECESSITÀ. I tempi semplici di andare premessi ai participii passati de' verbi transitivi nelle terze persone singolari e plurali (dell'indicativo, congiuntivo, condizionale) esprimono necessità. Un altro modo diremo da far figure che vadano (che debbano essere) gettate di bronzo.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





S. Francesco Fra