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      § 13. Si usa quindi per indicare un'azione già compiuta rispetto ad un'altra posteriore, che vien significata o coll'imperfetto o col passato remoto o prossimo, o col presente storico. Non ammetteva distinzione dai negozii ai trastulli; e sempre che era stato occupato in qualunque cosa, per grave ch'ella fosse, diceva d'essersi trastullato. Solo se talvolta era stato qualche poco d'ora senza occupazione, confessava non avere avuto in quell'intervallo alcun passatempo. Leopardi. - Già per tutto aveva il Sol recato colla sua luce il nuovo giorno, e gli uccelli su per li verdi rami cantando piacevoli versi ne davano agli orecchi testimonianza, quando le donne ed i giovani ne' giardini se n'entrarono .... e siccome il trapassato giorno avean fatto, così fecero il presente. Boccaccio. - Ritrova, contro ogni sua stima, invece Della bella che dianzi avea lasciata, Donna sì laida, che la terra tutta Nè la più vecchia avea, nè la più brutta. Ariosto.
     
      § 14. IL PASSATO REMOTO indica un'azione, stato o modo di essere avvenuto nel passato, e senza alcun legame col momento, in cui parliamo. Esso sta dunque in opposizione col presente, anzi lo esclude affatto, onde dagli antichi grammatici era chiamato perfetto, cioè compiuto, non misto di alcun presente; e differisce anche dall'imperfetto, perchè non ha necessaria relazione con altra azione ad esso contemporanea. Questa esclusione del presente può avvenire:
      o perchè si accenni a un periodo di tempo già finito: quindi si usa regolarmente il passato remoto, quando parliamo di cosa avvenuta ieri, o in un periodo qualsiasi determinato e anteriore al giorno d'oggi.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





Sol Donna