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      - Logori questi cinquanta ducati che mi lasciate, ne (ci) converrà andare accattando. Lasca. - L'avara Babilonia ha colmo il sacco D'ira di Dio. Petrarca.
      Come aggettivi. Ecco la fiera colla coda aguzza. Dante. - Loderei l'uso del brodo o di qualche acqua acconcia, come cedrata, sorbetto ecc. Redi. - E questa greggia e l'orticel dispensa Cibi non compri alla mia parca mensa. Tasso. - Uno spirito tanto desto e un ingegno tanto elevato. Varchi. - Si maraviglia di vederlo tutto (un frutto) Putrido e guasto. Ariosto. - L'unghie eran tutte fesse e logore insino al vivo. Firenzuola. - Passa la nave mia colma di oblio. Petrarca - Videro un libro assai logoro che giacea sopra un tavolino. Segneri.
     
      § 8. Il participio passato tien luogo di proposizioni subordinate di molte specie (con congiunzioni varie, se, poichè, allorchè, benchè ecc.). Alcune voci (del Boccaccio) usate adesso potrebbero difformare notabilmente lo stile (cioè se fossero). Denina. - Quanto è tristo il passo di chi cresciuto tra' monti se ne allontana! (cioè poichè è cresciuto). Manzoni. - Levatasi se n'andò in una gran corte (cioè, quando si fu levata). Boccaccio.
     
      § 9. PARTICIPIO COLLE CONGIUNZIONI. Non di rado al participio tenente luogo d'una proposizione subordinata si premettono per chiarezza le varie congiunzioni, da cui la proposizione stessa sarebbe preceduta. Tu, sebben nato in secolo, in cui il mentir e il diffidare .... sono cosa sì comune, tienti egualmente puro da que' vizii. Pellico. - Il minore giudica sempre il maggiore con più sicurezza, perchè posto in più umile luogo (qui la chiarezza del senso richiede la congiunzione). Tommaseo.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





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