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      § 4. IL GERUNDIO INDIPENDENTE O ASSOLUTO comprende una proposizione avverbiale (per lo più di tempo o di causa) affatto sciolta grammaticalmente dalla proposizione principale. Il soggetto, quando vi è, si pospone sempre al gerundio, e se fosse un pronome di doppia forma, si adoperano nella prima e seconda persona le forme soggettive io, tu; nella terza persona anche le oggettive (lui, lei, loro) (io, tu, egli ecc.). Veggendolo io consumare, il mio duro proponimento si sarebbe piegato. Bocc. - Se per isciagura, essendoci tu, ce ne venisse alcuna (delle male brigate), e' ti farebbono (farebbero) dispiacere e vergogna. Bocc. - Essendo egli cristiano, io saracina ecc. Ariosto. - Io avea già i capelli in mano avvolti. E tratto glien avea più d'una ciocca Latrando lui con gli occhi in giù raccolti. Dante. - Passando in quel tempo di là un nobile uomo, nomato conte Ricciardo, egli si dimorò più giorni col Vescovo. Casa. - Quando tempo gli parve di dover verso Verona tornarsi, pregandolo il Conte ed accomiantandolo, con lieto viso gli venne dolcemente così dicendo. Casa. - Alla fine, avendolo messer Filippo ben battuto ed essendogli molti d'intorno .... glielo trasser di mano così rabbuffato. Boccaccio.
      Nei verbi impersonali e quando l'azione significata dal gerundio non venga riferita a nessuno in particolare, il gerundio assoluto manca di soggetto, p. es. lo farò volentieri, occorrendo (cioè, se occorrerà) p. es. Generalmente parlando, gli uomini sono avversi alla fatica. - Volgarmente giudicando, l'andare al patibolo è la peggiore delle morti.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





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