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      Innamorato un par mio, che sono Più di là che di qua? Salviati.
      Quanto all'uso temporale di questi e d'altri avverbii locali, vedi più oltre.
     
      § 10. FORME ENCLITICHE DEGLI AVVERBII LOCALI. Quando le circostanze di luogo non si debbano porre molto in rilievo, ma vogliasi invece far notare il verbo che vi si riferisce, adopransi le forme enclitiche seguenti:
      ci o vi = qui, costì, là, quivi ecc.;
      ne = di qui, di costì, di là, di quivi.
      Ci si può usare dappertutto: vi è solo delle scritture, e si adopera invece di ci, quando l'orecchio o l'eleganza lo consiglino, ma non può far le veci dell'avverbio qui. Misero te se l'Orco ti ci coglie (ti coglie qui). Ariosto. - Acciocchè non paja Che tu ci sii .... giù t'acquatta. Dante. - Non vorrei che voi guardaste perch'io sia in casa di questi usurieri (usuraj): io non ci ho a far nulla, anzi ci era venuto per ammonirli. Boccaccio. - Sì tardi vi giunse, che essendo le porte serrate e i ponti levati, entrar non vi potè. Boccaccio. - In Firenze si parla oggi manco (meno) bene che non vi si parlava nel tempo del Boccaccio. Salviati. - Gli uomini non si mantengono mai nelle difficoltà, se da una necessità non vi sono mantenuti. Machiavelli. - Se in Firenze non vi saranno maestri determinati, manderò a fare i rami a Bologna. Redi. - Evvi alcuno tra voi, il quale sia vago di ascendere a tanta gloria? Segneri.
      Ci si trova usato pleonasticamente co' verbi nascere, vivere ed altri per indicare in questo mondo. Natural ragione è di ciascuno che ci nasce, la sua vita .... conservare e difendere.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





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