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      Sono degne di nota le frasi composte dai verbi avere, portare, usare, porre, mettere, perdere ecc. con un oggetto indicante un affetto dell'animo o un modo di trattare; le quali reggono un complemento d'interesse; p. es. portare amore, odio, invidia ad alcuno (Quanta invidia ti porto avara terra! Petrarca), usar de' riguardi ad alcuno, perder l'amore ad o per alcuno ecc.
     
      § 23. Il complemento d'interesse con un verbo trans. o intrans. sostituisce il complemento possessivo, quando si vuole metter pił in vista il possessore che la cosa posseduta; p. es. rompere una gamba, prender la mano ecc. ad alcuno (non di alcuno). I due fratelli gli stavano a' fianchi (non stavano a' suoi fianchi). Manzoni. - Chi lava il capo all'asino, perde il ranno e il sapone. Giusti. - (L'amor di patria) Empie a mille la bocca, a dieci il petto. Monti: e con nomi di parentela: padre, figlio, marito, cognato ad alcuno;
      o sostituisce un complemento locale (con in), coi verbi vedere, sentire, trovare, scoprire ecc. Io mi sentiva (sentiva in me) una necessitą assoluta di fortemente applicare la mente. Alfieri. - A chi rimaneva col capo rotto, Don Abbondio sapeva trovar qualche torto. Manzoni.
     
      § 24. Un certo numero di verbi intransitivi che, conforme al loro significato, reggono il complemento della persona interessata, possono cangiarlo in oggetto, divenendo transitivi. Per esempio, si usa pił comunemente adulare, ajutare, soccorrere, sovvenire, compiacere, supplicare, insultare, avversare, benedire o maledire, somigliare, arieggiare, inchinare (per riverire), servire, supplire uno, che adulare ecc. ad alcuno, benchč anche questa seconda costruzione sia frequente.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





Quanta Empie Don Abbondio