Pagina (368/500)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Col soggetto indeterminato o compreso nella proposizione principale; dopo i verbi fare, lasciare o i verbi di percezione (vedere, udire, sentire), p. es. lascio parlare o ti lascio parlare (lascio che si parli, ovvero lascio che tu parli). Inoltre dopo i verbi volere, dovere, potere e sapere (nel senso di potere), co' quali l'infinito, in questo caso, è sempre necessario, poichè se vi si pone il che, bisogna che il soggetto dell'infinito non sia nella proposizione principale; quindi si può dire voglio che si canti o che Pietro canti, ma non lo voglio che canti. Inoltre dopo i verbi che hanno il senso di comandare, augurare, permettere o proibire, pregare e chiedere, accennare e consigliare; persuadere; p. es. vi comando di studiare, auguro agli amici di star bene, ti permetto di leggere, ti prego di ascoltarmi, consiglio ai buoni di sperare in Dio, vi persuado di seguir la virtù. I quali verbi si costruiscono regolarmente colla preposizione di.
     
      § 10. Anche cogli altri verbi suindicati si può usare l'infinito, ma colla condizione che il soggetto sottinteso di esso sia quel medesimo della proposizione principale; p. es. spero di partire, penso d'esser uomo, conosco di dir bene, temo di non giungere a tempo, mi maraviglio d'essere ancor vivo; procuro, cerco, tento, mi studio di profittare, dichiaro di non aver voglia ecc. Questi verbi si costruiscono più comunemente con di, ma alcuni di essi anche senza; p. es. spero partire, temo non essere a tempo, credo aver ragione, penso recarmi a Parigi ecc.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





Pietro Dio Parigi