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      XX, § 19 e 20), e perciò la oggettiva si scambia sovente coll'attributiva, tanto valendo il dire odo augelli che cantano, quanto odo augelli cantar. Anzi nelle lingue classiche invece dell'infinito è regola adoprarvi il participio presente, che nella nostra corrisponde ad un'attributiva (vedi P. I, cap. XXI, § 3).
     
      § 13. Si può usare altresì dopo i verbi che significano dire, dichiarare, mostrare, pensare, credere, comprendere, intendere, conoscere, accorgersi, udire (nel senso di sentir dire) e simili concetti. Ma questo costrutto come quello che ritiene del latino, non è oggi tanto frequente quanto presso gli antichi, e dovrà usarsi soltanto quando la chiarezza o la forza o la dignità dello stile pajano richiederlo, e specialmente per evitare una troppo vicina ripetizione della congiunzione che. Disse in certa occasione esser manco grave al benefattore la piena ed espressa ingratitudine, che il vedersi rimunerare di un beneficio grande con un piccolo. Leopardi. - Temistocle fece una diceria a' Greci, per cui mostrò convenirsi abbattere e rapire il padiglione d'un tiranno. Adriani il G. (Vedi del resto P. I, cap. XX, § 22 e 23).
      Alle proposizioni oggettive appartengono anche le interrogative indirette; ma di questo parleremo più oltre, nel capitolo che tratterà delle forme della proposizione.
     
      CAPITOLO VI
     
      Proposizioni subordinate avverbiali.
     
      § 1. Le proposizioni subordinate che modificano il senso della proposizione principale determinando la maniera e le circostanze dell'azione espressa dal principal verbo, possono ridursi alle seguenti: locali, temporali, causali, finali, condizionali, concessive, di maniera e guisa, comparative, consecutive.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





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