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      per raccogliere la forza dell'affermazione o della negazione in una parte della proposizione; nel qual caso l'avverbio si pospone alla parola da mettersi in maggior luce, e vi si appicca il resto della propos. mediante la cong. che. Or sì che mi pare che tu favelli fuor di proposito. Firenzuola. - Questa sì che è nuova. Manzoni. Talora anche con no: questo no che nol voglio, lui no che non l'amo;
      invece di ripetere in senso negativo una proposizione detta in senso affermativo. Spiò se potesse portare le ingiurie e trovando che no, disse ecc. Cavalca. - Io vi dirò quello ch'io avrò fatto e quel che no. Boccaccio;
      nelle alternative. O sì o no che Carlo gli credesse Non so. Berni. - Or sì or no s'intendon le parole. Dante. - Questo sollievo fu dato Un giorno sì, un giorno no. Pellico. Così diciamo sempre una porta sì, una no; un anno sì, un anno no. No usasi spesso anche in una prop. affermativa espressa; p. es. Volesse egli o no, gli toccò di farlo. - Potrai vedere se gli occhi miei si saranno turbati o no. Boccaccio. - Se io sia stato sin ora gastigato a bastanza o no, il rimetto alla pietosa considerazione di que' principi. Tasso;
      nelle prop. condizionali se sì, se no. Se ella sarà in Roma, potrà averne in buon dato: se no, ne invierò costà un esemplare. Menzini;
      nelle proposizioni interrogative dopo come, perchè ecc. (Vedi questo cap. più oltre). Perchè sì? come sì? perchè no? come no? Onde le frasi di scommessa che sì? che no? - Che sì ch'io troverò modo che coteste lagrime ti gioveranno poco?


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





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