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      Cecchi. - Credi tu che Filippo ti fosse amico? Cecchi. Spesso si usa egli come riempitivo; p. es. che c'è egli? che si dic'egli di nuovo?
      coll'ampliare la prop. in due, mediante il verbo essere. Io l'ho veduta, or chi fia (sarà) che mel creda? Petrarca. - Quando fia ch'io veggia Quel giorno avventuroso? Tasso. (Cfr. qui sopra, § 2).
     
      § 16. RISPOSTE ALL'INTERROGAZIONE. Alla domanda diretta si risponde pur direttamente mediante gli avverbii, o piuttosto interiezioni, sì e no, i quali, se si parla con riverenza ad alcuno, premettono o pospongono il titolo di esso; p. es. sì signore, signor sì; no, illustrissimo, illustrissimo no; sì, eminenza, altezza, maestà, ovvero, eminenza sì ecc. altezza no ecc. - Nella risposta indiretta si usa dir di sì, dir di no, e, più di rado, dire che sì, dire che no.
      Invece di sì usasi anche, per affermare, certo, appunto, davvero, proprio ecc. o si rafforza l'affermativa dicendo sì certo, sì davvero, certo che sì. E così pure si rafforza la negativa, dicendo no certo, no davvero, certo che no ecc. Altre volte la risposta si fa ripetendo in senso affermativo o negativo la dimanda; p. es. ci sei stato? Ci sono stato, non ci sono stato. Ci vai? ci vado, non ci vado.
      Nelle risposte affermative indicanti maraviglia si usa ripetere la domanda in forma indiretta (vedi più oltre). L'ha avuta anche lei (la pestilenza) signor curato, se non m'inganno - Se l'ho avuta! (cioè: dimandi se l'ho avuta?) Manzoni.
     
      § 17. INTERROGAZIONE INDIRETTA. L'interrogazione indiretta o subordinata dipende da un'altra proposizione contenente una domanda, o un dubbio, o una osservazione, e perciò si può riguardare come una subordinata oggettiva.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





Filippo Cfr Manzoni