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      (Vedi P. II, cap. V, nota in fine).
      Quando il dubbio si riferisce al predicato stesso della proposizione, trattandosi di sapere se qualche cosa è o non è, si adopera sempre la cong. condizionale se. Nissun domanda se la strada è buona. Ariosto. - Pensa, lettor, s'io mi disconfortai. Dante. - Fece un rapido esame se avesse peccato contro qualche potente. Manzoni.
      Quando il dubbio si riferisce intorno ad altri elementi della proposizione, trattandosi di sapere il come d'un fatto, allora si adoprano gli stessi pronomi relativi che valgono per l'interrogazione diretta. (Vedi sopra, § 14). Io non so chi tu sii nè per che modo Venuto se' quaggiù. Dante.
     
      § 18. Spesso la interrogativa indiretta colla cong. come tien luogo d'una prop. oggettiva colla cong. che, e ciò specialmente dopo i verbi dire, dichiarare, spiegare e sim. ovvero sentire, sperimentare, provare, vedere ecc. Dicendo come era sano. Novellino. - Pensò di scrivere com'egli era vivo. Boccaccio. - Facendo intendere com'eglino erano matti. Machiavelli. - Noi abbiamo riferito come la sciagurata signora desse una volta retta alle sue parole. Manzoni. - Subito conobbe come i vicini lo stimavano poco. Machiavelli. (Vedi P. I, cap. XXV, § 24 verso la fine).
     
      § 19. ELLISSI NELLE PROPOSIZIONI INTERROGATIVE. Spesso dopo pronomi od avverbii interrogativi si sottintende ripetuto il verbo precedente. Sperando e non sapendo che (cioè che cosa sperarsi). Boccaccio. - S'andò aggirando e non sapeva dove. Ariosto. - Renzo se n'andò senza dir dove (dove andasse). Manzoni.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





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