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      Manzoni. (Vedi P. I, cap. XVII, § 18 in fine). Ma se le due azioni avvengono contemporaneamente, o piace di riguardarle come contemporanee, usasi anche qui il passato remoto. Gridò Minos a me, quando mi vide. Dante. - Quando mi vide, tutto si distorse. Dante. - Quando il re Eumene venne a Roma, il Senato l'accolse con grandissimi onori. Adriani il G.
     
      § 23. Così pure il FUTURO SEMPLICE si usa spesso invece del futuro anteriore; p. es. Appena arriverò, ti scriverò (regolarmente: appena sarò arrivato). - Pregovi che voi facciate fare un buon fuoco, acciocchè, come io entrerò dentro, io mi possa scaldare (invece di sarò entrato). Boccaccio.
      Ciò vale anche pel congiuntivo, quando ha senso di futuro; p. es. era desideroso di salutarlo appena lo trovasse (o l'avesse trovato).
     
      § 24. Il FUTURO SEMPLICE e l'ANTERIORE si usano spesso come dipendenti (in proposizione oggettiva) anche da verbi indicanti speranza, dubbio o timore; p. es. Spero che verrà, che sarà venuto, che ne avrà rammarico; temo che lo perderò. Anche dopo credere e simili verbi hanno più forza del congiuntivo: Credo che metterà giudizio, temo che sarà partito.
     
      § 25. CONDIZIONALE. Il condizionale sostituisce regolarmente il futuro dell'indicativo, quando questo verrebbe a dipendere da un tempo passato; p. es. Dico che partirò; io diceva, dissi, ebbi detto, aveva detto, ho detto che partirei, o sarei partito. - Sono stato sempre certo che nelle occasioni lo mettereste (l'animo vostro) in opera. Caro.
     
      § 26. In questi casi il condizionale si può adoperare tanto nell'uno, quanto nell'altro de' due suoi tempi, senza che il significato ne muti notevolmente.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





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