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      Talora per metterli più in rilievo si pospongono: bello molto, perduto affatto, grande più di lui, buono veramente.
      In poesia vi è anche qui la maggior libertà Ed erto più assai che quel di pria. Dante. - Quella che giva intorno era più molta. Dante.
     
      § 19. Gli avverbii di maniera e guisa regolarmente seguono al proprio verbo; p. es. parlar bene, tacer molto, vivere tranquillamente.
      Certi avverbii come più, mai, bene, solamente ecc. si frappongono anche spesso fra l'ausiliare e il participio; p. es. ho già parlato, non ci sono mai stato, non l'ho più veduto. (Vedi qui sopra, § 14).
      In generale, la collocazione degli avverbii rispetto al verbo va soggetta a quelle regole medesime che vedremo nel capitolo seguente circa i complementi avverbiali.
     
      § 20. AVVERBII DI NEGAZIONE. Gli avverbii non e nè, si premettono a quell'idea che vuolsi negare. Le proclitiche e' e la si antepongono, la proclitica gli e le particelle pronominali o avverbiali oggettive si pospongono a non: p. es. e' non dice vero, la non è bella, non gli è savio, non ti credo, non glielo dico. Gli avverbii che rafforzano la proposizione negativa, punto, nulla, mica, guari, ancora, più, già, mai (vedi P. II, cap. VII, § 8), seguono regolarmente al verbo, e per lo più s'inseriscono fra l'ausiliare e il participio, come pure spesso fra il verbo finito e l'infinito che ne dipende; p. es. il fuoco non è punto spento; non ne ho mica veduti; non ho più voglia di parlare; non è ancora andato a letto; non ho potuto punto passeggiare.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





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