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      Ariosto. - E molte genti fe' già viver grame. Dante. - Ivi, quando il meriggio in ciel si volve La sua tranquilla imago il sol dipinge. Leopardi. - E tu (o Firenze) i cari parenti e l'idioma Desti a quel dolce di Calliope labro Che Amore nudo in Grecia e nudo in Roma D'un velo candidissimo adornando Rendea nel grembo a Venere celeste. Foscolo.
     
      § 7. DUPLICAZIONE DELL'OGGETTO. Nell'uso vivo, e spesso anche nelle scritture, l'oggetto premesso al verbo diventa come indipendente, e quindi vien ripetuto accanto al verbo medesimo, mediante un pronome congiuntivo (mi, ti ecc. lo, la, li, le). Non può .... le città che egli acquista, sottometterle o farle tributarie a quella città, di che egli è tiranno. Machiavelli. (Vedine altri esempii nella P. II, cap. I, § 20).
     
      § 8. PREDICATO NOMINALE COLL'OGGETTO. Quando l'oggetto è accompagnato da un predicato nominale, questo più comunemente si premette, ma spesso anche si pospone, secondochè occorre farlo notare meno o più dell'oggetto stesso, e secondochè è solo o seguito da varii complementi (vedi P. II, cap. I, § 16).
     
      § 9. COMPLEMENTI ATTRIBUTIVI. Fra i complementi attributivi, il sostantivo determinante, quando è usato come semplice attributo, si suole anteporre al sostantivo determinato; p. es. L'imperatore Carlo V; Padre Cristoforo, Suor Teresa ecc. Se vien posposto, prende senso di apposizione, p. es. Il Canova scultore, S. Giovanni Grisostomo, Dante autore della D. Commedia. Di rado l'apposizione si premette al sostantivo determinato; p. es.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





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