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      Se la subordinata posposta è una consecutiva (P. II, cap. VI, § 22) e se l'avverbio (tanto, di modo, talmente ecc.) precede immediatamente il che, la virgola si prepone per lo più all'avverbio, eccetto il caso che il senso richieda una forte posa dopo di esso. Cominciò ad accarezzarla con impiastri ...., tanto che la vita sua divenne la più agiata. G. Gozzi. - Al contrario: Il principio di creazione .... vi s'incarna per guisa, che vi è causa ed effetto insieme di ogni bellezza. Gioberti.
      Non prendono la virgola le soggettive od oggettive e le interrogative indirette, quando sono posposte alla loro reggente. Stimo che molto ne diminuisse la fama sua. Boccaccio. - Al contrario: Che i due descritti di sopra stessero ivi ad aspettar qualcheduno, era cosa troppo evidente. Manzoni.
      Se però si volesse dare a una sentenza maggior forza ed autorità, si potrebbe, anche nel primo caso, porre la virgola; come pur si porrebbe in caso di trasposizione, p. es. Non creda però il lettore, che io sia ingiusto verso i Francesi. Gioberti.
      Le proposizioni attributive che seguono ad un sostantivo, premettono la virgola, quando tra il sostantivo ed esse stiano altre parole, ovvero quando indichino una proprietà non necessaria ad esprimersi, e specialmente quando racchiudano il senso d'una proposizione subordinata o coordinata di genere diverso. (Vedi P. II, cap. V, § 4). Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno ecc. Manzoni. - Avevano entrambi intorno al capo una reticella verde, che cadeva sull'omero sinistro.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





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