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      A me forse non si darà fede, pure quanto riferisco m'è avvenuto più volte. Sovente in luoghi riposti, ov'io mi pensava di essere solo, la ho veduta apparire dal tronco di un albero, dalla bocca di una caverna, da una nube, da non so dove. Il timore faceami immobile. Io non sapeva più che fosse di me, nè dove andare.
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      In altri tempi la stessa illusione lo dilettava fino all'estasi; ed egli credevasi in mezzo alle gioie eterne del paradiso, quando s'immaginava che i suoi occhi si scontrassero negli occhi di Laura, e li vedeva sfavillare di un sorriso d'amore; gaudio da lui descritto in tre versi che nessuna versione può rendere, e nessuna critica è bastevole ad apprezzare:
     
      Pace tranquilla, senza alcuno affanno,
      Simile a quella ch'è nel cielo eterna,
      Move dal loro innamorato riso.
     
      In uno di quegl'istanti d'estasi beatifica, il Petrarca vede Laura uscire dalle chiare acque del Sorga, adagiarsi sopra le sue sponde o passeggiare sull'erba:
     
      Or in forma di ninfa o d'altra diva,
      Che del più chiaro fondo di Sorga escaE pongasi a seder in su la riva;
      Or l'ho veduta su per l'erba frescaCalcar i fior com'una donna viva.
     
      In tante parti, e sì bella la veggio,
      Che, se l'error durasse, altro non chieggio
     
      Ma la notte dissipò queste visioni:
     
      Nella stagion che 'l ciel rapido inchinaVerso occidente, e che 'l dì nostro vola
      A gente che di là forse l'aspetta;
      Veggendosi in lontan paese sola,
      La stanca vecchierella pellegrinaRaddoppia i passi, e più e più s'affretta;
      E poi così soletta,
      Al fin di sua giornataTalora è consolata


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Saggi sopra il Petrarca
di Ugo Foscolo
Carabba Editore Lanciano
1928 pagine 139

   





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