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      Rev. et amplissime Pręsul Jacobe Domine perhonorande: Me invitate en Avignone a trattenerme a la Corte Romana con gonfiarme di speciosissime speranze. E se lo affecto amorevolissimo di Voi el non me fosse a mille altre dimostranze cognosciuto, potrei affermare esserme voi el pił rio nemico che el misero Francesco potesse havere al mondo. El sa per lo tanto che haviamo pił fiate favellato onsieme, le grandi promissioni fattemi dal pontefice Giovanne, a modo io me lusingava essere ben tosto en qualche stato sublime; et poi me cognosco essere el tapino Petrarca che sempre fui, et sarņ. Ben el sapete voi con la longa experientia quanto le sono fallaci et fraudolente le lusinghe de la Corte, anzi che en quella li huomini ben veduti sono li ribaldi, o li idioti, o somigliante schiuma de gente, che o per simonia, favori, o adulatione, el montano a li gradi et le dignitade. O tempora, O mores! El mi torrei a vituperio per queste non licite vie conseguire cosa di buono. Hor puote esser dunque che voi Misser Jacomo, che el siete ingenuo et virtuoso signore, el me proponiate che io faccia ritorno en la Corte, dove non che uno che el se professa homo dabbene, ma lo sia punto iudicioso, si torrebbe a gran vergogna dimorare, ove no el costrengesse el bisogno? Pręterea quando ben ancora el fosse certo haver a conseguire cosa di buono da la munificentia del Papa, li vitii scelerati de la Corte el me sono cosģ a noja, che al sol pensarli el me fa stomaco. Sappia che en partirme da la Corte del Papa cantai il Psalmo: In exitu Israel de Ęgipto.


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Saggi sopra il Petrarca
di Ugo Foscolo
Carabba Editore Lanciano
1928 pagine 139

   





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