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      Se non che fu infelice anche da questo lato. "Questo lauro" dic'egli, "nulla aggiugnendo pure al mio sapere, accrebbe le mie angosce e l'invidia altrui."(83) Gli uomini più ragguardevoli lo fecero scorto: "nulla essere di maggior momento e insieme più arduo, che conservare un'alta fama;" ed egli rispose: "Questo tormento mi si è, a così dire, appiccato intorno, come un fato, fino da' miei primi giorni. Di me molti giudicano, che io nè conobbi, nè desidero di conoscere, nè stimo degni di essere conosciuti."(84) Se non che, per conservare la sua celebrità, si abbassò alle più veementi declamazioni contra molti nemici suscitati del pari e dal suo trascendente ingegno e dalla sua irritabilità, che non poteva patire la menoma riprensione intorno agli scritti o a' costumi suoi. Perfino nel testamento, a coloro che giudicavanlo più ricco che in fatto non era, diè nome di "matta plebaglia."(85) Alla intolleranza delle opinioni aggiunse talvolta pedantesca gravità e simulata modestia, che appanna il natio candore dell'indole sua. Mentr'egli chiamasi "un omiciattolo di questo mondo," indirettamente poi si paragona co' più illustri uomini della storia, nè può informare i posteri dell'origine di sua famiglia, che non tolga a prestanza le parole di Augusto.(86)
      Il Petrarca singolarmente fu quegli che i personaggi dell'antica Italia fece famigliari a' suoi concittadini, disposti già naturalmente a tenerlo del bel numer uno. Il popolo ne proferiva il nome con adorazione; quando in suo cammino passava pel paese, gli artigiani preparavano le case loro onde riceverlo, ed ei le anteponeva a' palagi de' grandi.


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Saggi sopra il Petrarca
di Ugo Foscolo
Carabba Editore Lanciano
1928 pagine 139

   





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