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      Con vigile e attento occhio custodivami le copie più rare ed antiche, le quali per lungo uso s'addestrò a distinguere dalle più moderne, e da quelle ch'io stesso aveva composte. Ogni volta ch'io gli consegnava un volume da riporre, appariva in lui un trasporto di gioja: se lo pigliava e lo premeva al petto, mettendo sospiri di contentezza; e con grande riverenza ripeteva il nome dell'autore, quasi ricevuto avesse una giunta di dottrina e di felicità dalla vista e dal tocco di un libro.(105) La faccia di sua moglie era abbronzata dal sole, e il corpo estenuato dalla fatica; ma l'animo era pieno di candore e di liberale natura. Sotto l'infocato raggio della canicola, e fra la neve e le piogge, da mane a sera stava ne' campi, e il più della notte anco spendeva in lavori, poca assai concedendone al sonno. Ad essa letto, poca paglia; cibo, negro pane, sovente pieno di sabbia; e bevanda, acqua mista d'aceto; pure non parve mai stanca o afflitta, non mostrò mai desiderio di vita men dura nè mai fu udita querelarsi dell'acerbità del destino e degli uomini."(106)
      XI. Per tale ingenita benevolenza il Petrarca parve più che altri scevro da quel sentimento, che internamente umilia (se non sempre, almeno in qualche momento della loro vita) quasi tutti i letterati. La mistica tradizione di Apollo che scortica l'emulo suo è riferita da un greco antiquario con sì fatte lodi della musicale maestria di Marsia, e con tali imputazioni della mariuoleria e della crudeltà del dio della poesia,(107) da farla credere allegoria non tanto del gastigo meritato dall'ignoranza presuntuosa, quanto della vendicativa gelosia de' dotti.


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Saggi sopra il Petrarca
di Ugo Foscolo
Carabba Editore Lanciano
1928 pagine 139

   





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