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      Come crebbe in agi, aumentò il numero de' servi e dei copisti, co' quali n'andava sempre di conserva ne' viaggi, e nutricò più cavalli per trasportare i suoi libri. Dodici anni prima della sua morte donò la sua ricca raccolta di antichi manuscritti al senato veneto, e così divenne il fondatore della libreria di S. Marco. Chiese e ottenne, in via di rimunerazione, casa in Venezia.(129) L'unica debolezza, contratta dall'acquisto di beni di fortuna, fu il vantarsi un po' troppo del buon uso che di essi faceva.
      XV. Possedendo casa in ogni paese quasi ove teneva benefizio ecclesiastico, il Petrarca visse come non avesse casa affatto, e sempre sospirando l'eremo di Valchiusa. Avea colà soggiornato, con poche interruzioni, dieci anni mentre Laura viveva, e spesso vi tornò dopo morta. "Io mi era proposto di non più ritornarvi, ma i desiderii soverchiarono in me la risoluzione, e nulla più in difesa dell'incostanza mia posso addurre, che il sentito bisogno della solitudine. In patria sono conosciuto e corteggiato troppo, e troppo altamente vantato. Son rifinito da queste adulazioni; e quel luogo mi si fa più caro, dove posso vivere a me solo, lungi dal volgo, nè intronato dalla tromba della fama. L'abito, nostra seconda natura, ha fatto di Valchiusa la vera mia patria."(130) L'ultima volta egli vi stette due anni: - "Eccomi di nuovo in Francia, non per veder cose mille volte già viste, ma per riavermi dalla stanchezza e sgombrare dall'animo la inquietudine, come cercano gl'infermi mutando fianco.


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Saggi sopra il Petrarca
di Ugo Foscolo
Carabba Editore Lanciano
1928 pagine 139

   





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