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      Le azioni più consuete, i casi più ovvii erano bastanti a trattenerlo in una serie di meditazioni sopra l'eternità. Essendosi, da giovane tuttavia, sentito esausto e senza lena prima di poter giugnere alla cima di una montagna su cui tentava d'inerpicarsi, scrisse a un amico: "Comparai lo stato della mia anima, che brama di guadagnarsi il paradiso, ma non cammina per la strada che vi conduce, a quello del mio corpo, ch'ebbe tante difficoltà per arrivare al vertice della montagna, con tutto che la curiosità mi aizzasse a tentarlo. Tal riflessione m'inspirò maggior forza e coraggio. Se, diss'io, non ricusai tanta e sì penosa fatica al fine di vie più avvicinarmi al cielo con la persona, che non dovrei fare e patire affinchè l'anima mia potesse giungervi essa pure?"(139) - La morte di Laura e di molti amici della sua gioventù, di tutti i Colonna, e specialmente del cardinale che uscì di vita per crepacuore, - la vergognosa fine di Cola di Rienzo, - le civili guerre d'Italia, - l'apice della consumata corruzione della Chiesa, - la pestilenza che desolò il mezzodì d'Europa, - e Napoli invasa dagli Ungheri, - tutto congiurò nel corso dello stesso anno ad opprimerlo di afflizioni nel vigore della virilità.(140) In una lettera scritta a quel tempo esclama: "Che! Potrebb'egli esser vero, come tanti filosofi congetturarono, che Iddio non s'ingerisca nelle faccende de' mortali? Sì, eccelso Creatore! tu ti pigli pensiero dell'uomo; ma quanto sono imperscrutabili le tue vie! A qual fine ordinaronsi le umane calamità? Un intelletto limitato ne investigherebbe indarno le cagioni.


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Saggi sopra il Petrarca
di Ugo Foscolo
Carabba Editore Lanciano
1928 pagine 139

   





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