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      Pure tali calamità sono estreme: le veggo, le soffro; e so che già vissi due anni più che non doveva."(141)
      XVIII. Quindi, la meditazione de' tristi eventi che precederono e seguirono sì dappresso la perdita della donna da cui sola aveva lungamente aspettato ogni felicità, convertì a una vita futura tutte le sue speranze. Seguitando un disegno di saviezza, che mal si confaceva con l'agitata sua mente, credette, "Che a sanare tutte le miserie sue, gli fosse mestieri studiarle dì e notte, - che a porre ad effetto un tal disegno gli fosse forza di rinunziare ad ogni altro desiderio, - e che l'unico modo di pervenire a dimenticare onninamente la vita fosse di meditare perpetuamente la morte."(142) La forza di eseguire tali risoluzioni non agguagliavasi in lui all'ardore nel divisarle, e le facoltà sue erano consunte da impulsi repugnanti. Dopo ch'egli si fu avvezzo a guardare alla morte senza terrore, essa gli si riaffacciò sotto forme spaventose. Veniva colto da súbiti letarghi, che al tutto gli toglievano i sensi; e per lo spazio di trent'ore il corpo di lui somigliava un cadavere.(143) Al riaversi, affermava di non aver provato nè terrore nè pena. Ma, protraendo senza modo la meditazione sopra l'eternità sì da cristiano e sì da filosofo, provocava la natura a ritirargli la grazia ch'ella aveva decretata per lui, di morire in pace. " Mi sdrajo sul letto come nel mio lenzuolo mortuario, - improvvisamente balzo su esterrefatto, - parlo meco stesso, - mi sciolgo in lagrime, in guisa da forzare al pianto quanti contemplano il mio stato.


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Saggi sopra il Petrarca
di Ugo Foscolo
Carabba Editore Lanciano
1928 pagine 139