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      Ecco Cin da Pistoia; Guitton d'Arezzo;
      . . . . . . . . . .
      Ecco i duo Guidi, che già furo in prezzo;
      Onesto Bolognese, e i Siciliani.
      Trionfo d'Amore, cap. IV.
     
      Il Boccaccio, scoraggito dalla fama di questi due maestri solenni, erasi proposto di ardere le sue poesie. Il Petrarca ne lo distolse, scrivendogli in cotal aria di umiltà alquanto discorde dall'indole di un uomo che di sua natura non era ipocrita. "Voi siete filosofo e cristiano," dic'egli, "e pure siete scontento di voi, perchè non siete illustre poeta! Dacchè altri occupò il primo seggio, siate pago del secondo, e io mi piglierò il terzo."(145) - Il Boccaccio, accortosi dell'ironia e dell'allusione, mandò il poema di Dante al Petrarca, supplicandolo "a non volere sdegnare di leggere l'opera di un grand'uomo, dal cui capo l'esilio e la morte, che lo rapì nel vigore degli anni, avevano strappato l'alloro."(146) - Leggetelo, ve ne scongiuro; il vostro genio arriva al cielo, e la gloria vostra si stende oltre i limiti della terra: ma considerate, essere Dante nostro concittadino; aver lui mostrato quanto può la lingua nostra; la vita sua essere stata sventurata; lui avere impreso e sostenuto ogni cosa per la gloria; ed essere tuttavia perseguíto dalla calunnia e dall'invidia fin entro il sepolcro. Se voi lo loderete, farete onore a lui - farete onore a voi stesso - farete onore all'Italia, di cui siete la gloria maggiore e l'unica speranza."
      II. Il Petrarca nella sua risposta par che s'adiri "di poter esser creduto geloso della celebrità di un poeta, la cui lingua è ruvida, sebbene i concetti ne sieno sublimi.


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Saggi sopra il Petrarca
di Ugo Foscolo
Carabba Editore Lanciano
1928 pagine 139

   





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