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      (159) - Dante confessa che in sua gioventù soggiaceva a lungo e quasi insuperabile scoraggimento; e duolsi di quella mutezza di mente che ne inceppa le facoltà, nè però le distrugge.(160) Ma la mente sua, riavuta la elasticità, non più ristette finchè non ebbe conseguito lo scopo; e nessuna forza nè cura umana potè stornarlo dalle sue meditazioni.(161)
      XIV. L'intelletto in entrambi tenne virtù dalle naturali e inalterabili emozioni del cuore. Il fuoco di Dante fu più profondamente concentrato; più di una passione non ardeva in quello a un tempo; e, se il Boccaccio non caricò la pittura, Dante per più e più mesi dopo morta Beatrice ebbe sentimento e aspetto di selvaggio.(162) Il Petrarca fu agitato insiememente da differenti passioni: sorgevano, ma si rintuzzavano anche l'una coll'altra; e il suo fuoco, più che bruciare, risplendeva - riboccando da anima inetta a tutto sopportarne il calore, e pure ansiosa di attirarsi per mezzo di quello l'attenzione di ogni sguardo. La vanità fece il Petrarca sollecito sempre e sempre apprensivo pur dell'opinione di coloro, cui ben sentiva di naturalmente sovrastare. - Nel carattere dell'Alighieri primeggiava l'orgoglio. Piacevasi de' patimenti quai mezzi d'esercitare la sua fortitudine - de' suoi difetti quai necessarii seguaci di qualità straordinarie - e della coscienza di quel che dentro valeva, perchè lo francheggiava a disprezzare uomini ed opinioni
     
      Che ti fa ciò che quivi si pispiglia?
     
      Lascia dir le genti,
      Sta come torre fermo, che non crolla


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Saggi sopra il Petrarca
di Ugo Foscolo
Carabba Editore Lanciano
1928 pagine 139

   





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