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      I suoi disinganni rispetto a ciò, spesso amareggiandone l'animo, gli strapparono quella confessione, "ch'ei temeva coloro che amava."(165) I nimici di lui, sapendolo pronto a sfogar l'ira, ma più anche a dimenticare le ingiurie, trovarono in tal temperamento passionato buon giuoco alle beffe,(166) e lo stuzzicarono a compromettersi pure in vecchiezza con discolpe.(167) - Dante al contrario uno fu di que' rari spiriti, cui non arrivano gli strali del ridicolo, e in cui gli stessi colpi de' maligni altro non fanno che vie più elevare la natia dignità. Agli amici, meglio che commiserazione, inspirava rispetto; e a' nimici timore e odio - disprezzo non mai. L'ira sua era inesorabile; e la vendetta fu non solo impeto di natura in lui, ma dovere:(168) e pregustò nella conscia mente quella tarda, ma certa e in eterno duratura vendetta che
     
      Fe dolce l'ira sua nel suo segreto.
     
      Taci, e lascia volger gli anniSì ch'io non posso dir se non che pianto
      Giusto verrà di retro a' vostri danni.
     
      Altri potrebbe agevolmente vederlo ritratto in que' versi relativi all'anima di Sordello:
     
      Ella non ci diceva alcuna cosa:
      Ma lasciavane gir, solo guardandoA guisa di leon quando si posa.
     
      Come probabilmente il Petrarca senza l'amore non sarebbe mai divenuto un gran poeta, così, se non era la persecuzione ingiusta che ne accese l'indignazione, Dante forse non avrebbe mai perseverato a compiere
     
      'l poema sacro,
      Al quale ha posto mano e Cielo e Terra,
      Sì che m'ha fatto per più anni macro.
     
      XVI. Il piacere di conoscere e propugnare il vero, e di sentirsi atto a farlo suonare per fin dal sepolcro, è sì acuto da preponderare a tutte le amaritudini, onde per consueto la vita de' sommi ingegni è saturata, non tanto per la freddezza e l'invidia dell'umana schiatta, quanto per le cocenti passioni de' loro proprii cuori.


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Saggi sopra il Petrarca
di Ugo Foscolo
Carabba Editore Lanciano
1928 pagine 139

   





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