Pagina (133/139)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      In quel Parallelo vedremo come, nel secolo di Leon X, proclamato il Petrarca superiore a Dante, e rimasa la sentenza in vigore fino a' di nostri, ciò venga dall'Autore attribuito al preferirsi allora l'eleganza del gusto agli ardimenti del genio. Ora quant'egli dice dell'universale - e con verità, ci pare - perchè non potrà dirsi di un solo,... del Petrarca, ad esempio? Era egli l'eleganza in persona; e per ciò stesso o per altro, la teneva forse, comparativamente ad altre doti o possedute o richieste da uno scrittore, in soverchio pregio. Oggidì, che la venerazione a Dante salì a superstizione, a vera Dantelatria, i giudizi che ne vanno scevri riescono incomportabili. Il solo che a buon dritto dovrebbe riuscir tale, perchè negazione del nome di poeta a Dante, è il verso
     
      Fiorenza avria fors'oggi il suo poeta,
     
      che allude non a Dante, ma al Petrarca che lo scriveva in quel sonetto, dal quale s'avrebbe a inferire, che, mentre Arunca del suo Lucilio può inorgoglire, a Firenze manchi il suo poeta. Che un tal verso dal nostro punto di vista ci muova a dispetto, chi vorrà negarlo? Eppure l'autore de' Saggi, se anche non avesse passato in silenzio questo, che è il vero torto fatto dal Petrarca a Dante, e non in lettere latine e confidenziali poco lette, ma nelle Rime, che tutti leggono, l'unico torto che valga a provocare doglianze legittime, ce ne porgerebbe pur sempre egli stesso la scusa, o piuttosto la spiegazione, senza punto ricorrere a sentimenti bassi. In fatti, e qui e dove verrà a raffrontarli, non parla egli della discrepanza assoluta di genio, di gusto e di studi tra i due grand'uomini?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Saggi sopra il Petrarca
di Ugo Foscolo
Carabba Editore Lanciano
1928 pagine 139

   





Parallelo Leon X Petrarca Dante Autore Petrarca Dante Dantelatria Dante Dante Petrarca Arunca Lucilio Firenze Saggi Petrarca Dante Rime