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      Ma appunto il libro quant'era più oscuro, tanto più bisognava d'illustrazioni, e tanto più i commentatori moltiplicaronsi; e quanto più Aristotile era venerato come profondissimo scrittore, tanto più i suoi interpreti venivano ammirati come acutissimi ingegni.
      Così a' critici riescì fatto d'instituire in tutta l'Europa una tal quale aristocrazia letteraria, che professava di assistere gl'ingegni creatori con profondi consigli ricavati dal corano poetico d'Aristotile: ma i consigli s'erano convertiti in precetti; nè tardarono a divenire inesorabili leggi. Così i critici consigliando volevano governare; e governando tiranneggiarono, sì che alle volte l'aristocrazia de' critici si constituì in gerarchia sacerdotale che, inspirata dalla divinità d'Aristotile, scomunicava i colpevoli d'eresia letteraria.
      Non s'hanno dunque da apporre a questo filosofo tutti i precetti che s'inculcano come desunti dalle sue dottrine. La preponderanza esercitata sotto il suo nome fu estorta per mezzo d'interpretazioni spesso arbitrarie delle sue parole, e talvolta al tutto contrarie al suo intendimento. Da poco più d'un anno fu qui pubblicato un volume sopra una questione risguardante un poeta antico; e l'autore fabbrica un sistema tutto suo, fondandolo sopra un passo, ch'ei cita, della poetica d'Aristotile: ei lo cita, ma il passo non si trova nella poetica. L'autore nondimeno lo cita di buona fede, come lo trova citato da Pope nella sua prefazione alla traduzione d'Omero; e Pope lo cita anch'egli di buona fede, come lo trova nella traduzione della poetica d'Aristotile di Dacier.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





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