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      Ma Dacier parteggiando a que' dì nella controversia intorno la preminenza fra' poeti antichi e i moderni, e ingegnandosi di abbattere i suoi avversari con l'autorità dell'oracolo comune, parafrasava quel passo in guisa, che chi lo cerca nel testo greco non lo ritrova. Quindi Dacier indusse Pope in errore, e Pope indusse in errore il critico moderno, al quale sottraendo l'autorità del passo a cui egli s'appoggia, si rovescia da' fondamenti tutto l'edificio del suo dottissimo libro.
      I poeti, che soli aveano diritto e forze d'opporsi più ch'altri alla autorità legislatrice usurpata da' critici, contribuirono invece a legittimare le usurpazioni. I grandi poeti creatori, certi della gloria che si sarebbero acquistata, e dotati d'una mente sdegnosa insieme e impaziente d'affaccendarsi in disquisizioni di metafisica e sottigliezze di critica, non rigettarono nè approvarono il codice prevalente nelle scuole; e il loro silenzio fu ascritto a un tacito assenso. Al contrario i poeti mediocri, presso de' quali risiede la pluralità de' suffragi, votavano apertamente in favore del codice; beatissimi di potere appoggiarsi a legislatori, e farsi benevoli i giudici aristotelici ch'erano gli arbitri assoluti della loro fama. Inoltre i critici ebbero per confederati que' poeti più fortunati che grandi, i quali non sono sì soggetti al ridicolo quanto i poeti mediocri, e sono più accessibili alle menti del popolo assai più de' poeti creatori. Sì fatta specie fra i mediocri ed i grandi somiglia a quelle piante di rose che il giardiniere, per produrle ad altezza d'arboscelli, suole innestare su' tronchi, sì che spesso paiono grandi, quando la natura non le aveva create se non per essere vaghissime piante; e per quanto tentino d'innalzarsi, non potranno mai sorgere ad essere nobili alberi, mai.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





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