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      E nondimeno, dov'è mai quel mortale il quale vorrebbe o potrebbe rassegnarsi ad esistere senza sì fatti sogni che perpetuamente gli abbelliscono la trista realtà delle cose, e gli rendono varia agli occhi la monotonia della vita? Tutte le arti d'immaginazione, e sopratutto la poesia, che è la più antica e l'origine di tutte le altre, nacquero dal bisogno di abbellire e variare e aggrandire tutti gli oggetti ed i sentimenti che attraggono irresistibilmente i sensi, il cuore e la fantasia de' mortali. Il poeta, il pittore e lo scultore non imitano copiando, - ma scelgono, combinano e immaginano perfette e riunite in una sola molte belle varietà che forse realmente esistono sparse e commiste a cose volgari e s spiacevoli, ma che non esistono, o almeno non si veggono nè perfette nè riunite in natura.
      La natura imita sempre in tutti i suoi lavori sè stessa; e li distingue ad uno ad uno, e li fa nuovi e mirabili per mezzo di pochissime, minime e spesso impercettibili varietà. Dove la natura imita invariabilmente se stessa, le arti sue imitatrici non possono togliere, aggiungere, variare mai nulla. Bensì maggior pittore e poeta è colui che sortì tale anima da sentire vivamente gli effetti delle varietà sparse sopra gli oggetti della natura; e tale ingegno da osservarle prontissimo; e tal fantasia da immaginarle riunite, e creare di varie parti esistenti un nuovo tutto ideale; - e finalmente, tale giudizio da sapere applicare le varietà dove e come consuonano in armoniche proporzioni fra loro.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176