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      nalmente si ode pronunziata gravemente da uomini dottissimi la contradizione: il libro è ottimo, ma è male scritto, - o: il libro è ottimamente scritto, ma è sì cattivo che non si può leggere. I fatti che ora anderò esponendo somministreranno le chiavi a conoscere le occulte cagioni e i tristissimi effetti di questa assurdità.
      Una lingua comune comincia a essere letteraria quando incomincia ad essere scritta, e scritta in modo che sia intesa da tutta una nazione; e allora gli scritti si diffondono necessariamente sopra tutta la superficie di quel paese, e si conservano da' contemporanei e da' posteri. Però la lingua propriamente, chiamata Italiana non può considerarsi letteraria, se non se dal secolo XII, cento anni circa prima che Dante scrivesse. Infatti, quanto fu scritto un secolo innanzi Dante s'intendeva allora, e si intenderebbe anche oggi più o meno da tutti gli Italiani; - ma poichè la nazione, o per parlare più generalmente, le popolazioni delle differenti provincie d'Italia esistevano anche per le tenebre più fitte del medio evo, certo è che parlavano e s'intendevano fra di loro; e benchè non possedessero lingua letteraria, avevano ad ogni modo una lingua. Certo dunque dev'essere che da questa lingua parlata, fra il VI e il XII secolo in Italia, sia di necessità derivata la lingua che poi fu scritta e diventò letteraria.
      Ma quale fosse quella siffatta lingua parlata fra' sei secoli della barbarie fu ed è una quistione che occupò per i sei secoli seguenti tutti gli eruditi e gli antiquarj italiani, e che gli occuperà forse per altri sei secoli, e rimarrà pur sempre quistione.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





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