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      Rimane quistione, perchè gli eruditi vogliono fondare sistemi, e da un principio, forse giustissimo in sè, vogliono applicare le lor conclusioni a fatti che non possono conoscere, perchè quella barbarie ed il tempo gli han seppelliti per sempre; e gli antiquarj dall'altra parte, sdegnando non solamente i principj metafisici, ma anche gli assiomi generali incontrovertibili, perchè sono nella natura e nella storia del genere umano, vogliono decidere sì oscure quistioni su la testimonianza di monumenti ed autorità di documenti. Ma rari letterarj monumenti esistono del medio evo, mutilati in gran parte e spesso falsificati; onde la loro autorità è debolissima. E nondimeno sopra sì incerta testimonianza gli antiquarj si sono fondati in Italia su la quistione della prima formazione della lingua italiana, - come antiquarj d'altri paesi si fondano sopra poche medaglie, o alquante corrose iscrizioni, o vecchie pergamene per decidere materie che sono forse più rilevanti.
      Quattro partiti letterarj, che se fossero armati sarebbero degenerati in fazioni, assordarono l'Italia con la disputa su l'origine della lingua. - I primi e più dotti volevano che la lingua italiana non fosse che il dialetto plateale che la plebe romana parlava fino nell'epoca più antica e più splendida di Roma; - e stabilirono le loro ragioni così.
      È certo che i grandi oratori romani parlavano non romano ma latino, e gli autori scrivevano non romano ma latino; perchè il dialetto del popolo romano era volgare, pronunciato tronco, senza leggi esatte di grammatica, e come infatti ogni dialetto è parlato dal popolo in tutti i paesi.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





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