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      - Il cangiamento di pronunzia essendo impercettibile a' contemporanei, accade senza lasciarsi osservare; ma se si nota che in quasi tutte le lingue si scrivono più lettere che non si pronunziano in fatti, e che quelle lettere che ora si scrivono e non si pronunziano dovevano essere pronunziate, altrimenti non si sarebbero scritte, si ricaverà la conclusione che la pronunzia si altera insensibilmente in tutte le lingue. - E non vediamo che gli stessi caratteri della scrittura si alterano di secolo in secolo sì fattamente, che una mediocre esperienza basta a far distinguere i codici manoscritti di un secolo da quelli di un altro? Quanto più dunque non deve esser soggetta ad alterazione la pronunzia e la lingua, che è cosa vaga ed incerta di per sè, facile ad adottare espressioni straniere, parole nuove, per invenzione di arti forse, ed idee nuove? Anzi io credo che quante lingue si parlano sulla superficie della terra non siano originate che da un solo tronco, e che la loro diversità non sia prodotta che dalle diverse pronunzie, cagionate dalla diversità de' climi, dalla mistura de' popoli diversi fra loro, da nuovi costumi e dagli anni. Non ignoro che questa proposizione, che tutte le lingue derivino da una sola, può sembrare assai strana; ma o bisogna ammetterla, o adottare la congettura seguente: che il genere umano non sia a principio nato in una sola contrada, donde moltiplicandosi e diffondendosi sopra la terra, l'abbia popolata gradatamente; ma che sia nato in tutte le parti del mondo, e che abbia inventato lingue diverse.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176