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      - Infatti, mentre la poesia de' trovatori lombardi cadeva in perpetua dimenticanza, quella di Sicilia fioriva in guisa, che siciliano e italiano si trovano negli autori di quel paese adoperati come sinonimi(7). Che se poscia Firenze, più che la Sicilia, ottenne la gloria d'aver contribuito principalmente a stabilire la lingua letteraria della nazione, il merito è dovuto non solo a' suoi grandi scrittori che spettano all'epoca successiva, ma ben anche e forse molto più alle cause seguenti: - al dialetto de' siciliani; - al latino scritto dal clero romano; - alla lingua francese; - ma soprattutto al regno di Federigo II in Italia.
      In quanto a' Siciliani, anch'essi nel corso de' secoli del medio evo parlavano la lingua romanza; ma avevano assai prima d'allora innestato il latino sul greco che era la loro lingua patria, e che con l'affluenza e soave modulazione delle sue vocali comunicò al dialetto de' Siciliani una tradizionale melodia di pronunzia. Quindi il dialetto che parlano anco a' dì nostri è fluidissimo di vocali. La strofetta seguente di un Siciliano morto prima del 1200(8) lascia sentire, per la moltitudine delle vocali e la scarsezza delle consonanti, una grande affinità alla lingua italiana d'oggi, e molta più melodia che in certa canzonetta provenzale di Federigo I suo contemporaneo.(9)
     
      Rosa fresca aulentissimaC'appari inver l'estate,
      Le donne te desianoPulcelle e maritate.
     
      Chi togliesse il latinismo oggi fuor d'uso, e che il poeta siciliano, per amore delle vocali, invece di olentissima pronunziava aulentissima, e se invece di c'appari si scrivesse che appari, nessuno mai crederebbe che questi quattro versetti non fossero di un qualche poema moderno.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





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