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      Questa ed altre poesie posteriori furono imitate dai primi poeti toscani; e forse l'affluenza delle vocali nel dialetto siciliano operò sì che tutte le parole, le quali nella lingua latina e in tutti i dialetti e le lingue da lei derivate terminavano in consonanti, terminassero, nella lingua letteraria italiana, in vocali. Il latino panis - in spagnuolo pan - in francese pain - odesi in quasi tutte le provincie settentrionali d'Italia pronunziato tronco, ma non vedesi mai scritto in tutta l'Italia (fuorchè talvolta in poesia) se non pane; nè v'è parola italiana che non ammetta la medesima osservazione.
      La lingua de' conquistatori romani, che, come nel precedente Discorso abbiamo accennato, predominava a principio scritta insieme e parlata in tutte le regioni soggette al loro Impero, cominciò fin da' primi tempi del medio evo a dividersi in latino scritto, chiamato curiale ed ecclesiastico, ed in latino parlato, chiamato romano rustico e poscia romanzo. Questa divisione continuò per oltre cento anni anche dopo l'epoca che ora andiamo osservando. Bensì nel corso di que' dodici secoli il latino si alterava di meglio in peggio e di peggio in meglio sotto la penna degli scrittori, senza mai perdere le sue primitive sembianze. Ma il romanzo alterandosi con la pronunzia che gli anni cangiano gradualmente in tutte le lingue parlate, ed innestandosi ne' linguaggi di tante differenti nazioni alle quali era comune, andò continuamente assumendo forme, suoni, significati e sintassi sempre più dissimili dalla lingua latina; si divise in dialetti infiniti, sinchè i dialetti provinciali e municipali si ricongiunsero a creare in ogni nazione una lingua letteraria, distinta dalle altre nate e cresciute dalla stessa origine e nel medesimo modo.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





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