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      Molte forse delle sue frasi e modi di dire si potrebbero usare, e si sono usati dagli scrittori; ma risaltano ad un tratto agli occhi quasi ornamenti tolti ad imprestito, ed eccezioni felici a liberare d'ora in ora lo stile dalla monotonia dell'ordinaria andatura grammaticale. I dialoghi nel poema di Dante sono convenientissimi a ciascuno de' tanti interlocutori d'ogni età, d'ogni costume e d'ogni carattere. Ad ogni modo parlano tutti con tanta profondità di pensiero, e forza di concezione e ardore di passione, e soprattutto con tanta brevità, da costringere la lingua a forme ed espedienti e metafore maravigliose in que' luoghi, ma incapaci ad accomodarsi al processo più logico della prosa. I romanzi della Tavola Rotonda raccontano che il re Arturo uccise di un colpo di lancia il suo figliuolo Mordrec, perchè lo colse in adulterio con la sua matrigna. Dante o lesse o immaginò che il fatto avvenisse a giorno chiaro, e in luogo dove splendevano i raggi del sole; e che il colpo di Arturo fece in un subito una ferita larga e profonda in guisa da dare adito al sole di trapassare per mezzo della piaga dal petto alle spalle, cosicchè, mentre il corpo di Mordrec era diviso dal colpo, l'ombra sua sul piano era divisa dal raggio solare. Certo qualunque altro scrittore antico o moderno, e in qualunque lingua, esporrebbe lo stesso fatto più o men brevemente per via di narrazione o di descrizione o d'immagini; ma nessuno, fuorchè Dante, e niuna lingua, fuorchè la sua, avrebbero ristretto il fatto in quei due soli versi:


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





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