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      Della lingua d'oc, benchè siasi trasfusa tutta nella spagnuola d'oggi, non restano vestigj se non nelle canzoni dei Trovatori, illustrate non sono molti anni dal Raynouard. Abbiamo inoltre sott'occhi un volume di poemi ridotti in francese dalla lingua Occitanica, come la chiama il traduttore; ma il nome è posteriore alla cosa. Certo è che consisteva or più or meno de' dialetti romanzi provenzali, guasconi e catalani. Nel tempo stesso, a dir vero, noi non siamo molto disposti a credere all'autenticità di que' poemi occitanici, e ci sembrano parafrasi moderne di pochi avanzi della lingua d'oc nominata da Dante, e che oggi sarebbe in tutto perduta senza lo studio degli antiquarj. Tuttavia i suoi elementi sono evidenti in quel dialetto spagnuolo ch'è parlato da' Catalani. La lingua francese ebbe sorte migliore; e poscia il numero e il merito de' suoi scrittori in prosa la fecero correre a gloria che non le potrà esser rapita, se non dopo che una generale rivoluzione della terra spegnerà nelle nuove nazioni che l'abiteranno ogni memoria di quelle da cui saranno state precedute. Pur nondimeno la lingua letteraria francese non arrivò a tanto splendore, se non per mezzo di alterazioni progressive che la trasformarono quasi in tutto da quello che era a' tempi di Dante. Bensì l'italiana nacque, crebbe e si ampliò lingua letteraria con pochissime alterazioni, fuorchè quelle recatele dal maggiore o minor genio degli scrittori. Per quante dottrine grammaticali l'abbiano immiserita, pur nondimeno l'essenza intrinseca e le sue forme esteriori rimangono sempre le stesse.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





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