Pagina (100/176)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Il Boccaccio modellando l'idioma fiorentino su la lingua morta de' Latini, accrescevagli dignità, ma gli mortificava la nativa energia. Finalmente Tucidide adopera i vocaboli quasi materia passiva, e li costringe a raddensare passioni, immagini e riflessioni più molte che forse non possono talor contenere; ond'ei pare quasi tiranno della sua lingua. Or il Boccaccio la vezzeggia da innamorato. Diresti ch'ei vedesse in ogni parola una vita che le fosse propria, nè bisognosa altrimenti d'essere animata dall'intelletto; e però a poter narrare interamente desiderava lingua d'eloquenza splendida e DI VOCABOLI ECCELLENTI FECONDA(37), - La loro eccellenza gli era indicata dall'orecchio ch'egli a disporli nella prosa aveva delicatissimo. Certo è che l'esteriore e permanente beltà d'ogni lingua è creata da' suoni, perchè sono qualità naturali e le sole perpetue nelle parole. Tutte altre qualità le ricevono dal consenso dell'uso, che è spesso incostante, o dalle modificazioni dissimili di sentire e di pensare degli scrittori. Non però è meno vero che quanto maggior numero di parole concorre a rappresentare il pensiero, tanto minore porzione di mente umana tocca necessariamente a ciascuna d'esse; bensì la loro moltitudine per le varietà continue de' suoni genera più facilmente armonia. Quindi ogni stile composto più di suoni che di significati s'aggira piacevole intorno alla mente, perchè la tien desta, e non l'affatica. Ma se l'armonia compensa il languore, ritarda assai volte la velocità del pensiero; e il pensiero acquistando chiarezza dalle perifrasi, perde l'evidenza che risalta dalla proprietà e precisione delle espressioni.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





Boccaccio Latini Tucidide Boccaccio