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      Eccettuati i versi amorosi e poche altre composizioni in rima, il Petrarca scrisse sempre in latino, fin anche le lettere a' suoi intimi amici. I soli saggi della sua prosa italiana che forse esistono al mondo sono due lettere; e il fac simile degli autografi č stato da poco in qua pubblicato in un volumetto di saggi sul Petrarca. L'essersi poi smarriti que' manoscritti per accidente fece dubitare se sė fatta preziosa curiositā di prosa italiana scritta dal Petrarca fosse stata invenzione, che somiglierebbe ne pių nč meno a impostura. Fortunatamente le lettere originali furono ritrovate, e tornarono ad ornare la libreria di Hollandhouse, alla quale appartengono. Sembra che il Petrarca le scrivesse in fretta, e pių intento a ciō ch'ei voleva significare a' suoi corrispondenti, che al modo migliore d'esprimersi. Pur sono bastantemente lunghe da lasciar conoscere ch'ei non pose mai studio veruno a ripulire il dialetto in guisa da potersene giovare con facilitā e correzione. A dir vero, la dicitura di quelle lettere appena serba ombra di dialetto fiorentino, o di veruno altro particolare ad una cittā qualunque d'Italia; ed č appunto quella lingua itineraria di cui abbiamo fatto menzione nell'epoca precedente; e che prevale tuttavia in Italia con le mutazioni portate dagli anni; ed č lingua che tutti intendono a un modo, ogni uomo la parla diversamente, e niuno puō scriverla mai nč bene nč male.
      Infatti il Petrarca non udė mai parlare nč il dialetto fiorentino, nč alcun altro della Toscana.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





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