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      Lo stesso si può dire dell'Orlando Furioso, con la sola diversità che, mentre il Berni rinfrescava la lingua d'amabilità giovanile, l'Ariosto arricchivala di originali eleganze. Niuno infatti più di questo grande poeta applicò il principio di Dante, che la lingua si deve andar più sempre propagando, innestandovi il fiore di tutti i dialetti della Penisola. Non già che l'Ariosto avesse mai forse imparato quella teoria di Dante, che allora giaceva sepolta negli archivj, e poi per alcun tempo fu disputata la sua autenticità: ma l'Ariosto era uomo di genio; la teoria era suggerita dal carattere inerente della lingua ch'egli scriveva, ed egli era dotato dell'istinto di distinguere a un tratto le eleganze dalle affettazioni di tutti gli scrittori, i vezzi semplici dagl'idiotismi plateali di tutti i dialetti, ed ogni vocabolo e frase che ammettevano o rifiutavano d'essere nobilitati nella composizione. Tutti i varj elementi ch'ei radunava quasi senza avvedersene, li raffinava e immedesimava nella sua mente come in un crogiuolo pieno di diversi metalli, che liquefacendosi e purificandosi al fuoco ne fanno uno solo tutto nuovo ed inimitabile. Questi due poeti, benchè nati in questo secolo, morirono intorno al 1530, e apparterrebbero piuttosto all'epoca seguente. Ma poichè la materia poetica ch'essi rivestirono del loro stile fu somministrata ad essi dagli scrittori rozzi de' tempi che ora andiamo considerando, ne abbiam parlato, affine d'illustrare la verità sentita da' grandi scrittori, ma trascurata dagli altri e non creduta da' lettori divoratori di tutto; ed è: che i materiali poetici senza le forme pure della lingua sono altrettanti massi di marmo bellissimo mal tagliati in figure umane da cattivi scultori; e sotto le mani degli artisti eccellenti assumono tutte le proporzioni della bellezza ideale, e la sublimità d'espressione della Venere de' Medici, dell'Apollo e del gruppo di Laocoonte.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





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