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      Ed abbiamo riferito che il Varchi, storico piuttosto pettegolo, narra com'egli ed alcuni altri suoi compagni di scuola furono severamente puniti dal loro pedagogo per aver trasgredito sì solenne comandamento(48). E nondimeno, anche da pochissimi vestigj che or ne rimangono, appare che quando la lingua italiana era adoperata da uomini di gran mente, di anima calda e di forte proponimento a parlare al popolo di cose politiche, era potente e fierissima, e faceva sentire quasi ad ogni sentenza ch'era originalmente nata colla libertà popolare. Frate Girolamo Savonarola, di cui tanto s'è scritto con troppa superstizione dagli uni, e con altrettanta parzialità per la Casa de' Medici dagli altri, non è conosciuto come scrittore; e quel poco di suo che non fu proibito consiste in operette di devozione, le quali essendo inoltre scritte co' solecismi e i barbarismi di quell'epoca si giacquero ignote anche agli indagatori di anticaglie grammaticali. Certo il buon frate non professava nè amicizia letteraria, nè carità cristiana verso gli scrittori profani d'alcuna lingua, o d'alcuna età.
      Il popolo fiorentino fu persuaso da fra Girolamo Savonarola a fare una piramide altissima con quante pitture e statue antiche e moderne ed arpe e liuti e strumenti d'ogni maniera potè raccogliere per le case, e codici e libri italiani e latini, specialmente le opere del Boccaccio; e per celebrare divotamente l'ultimo giorno del carnevale, arsero la piramide su quella piazza dove nella primavera seguente al loro malfortunato predicatore toccò d'essere bruciato vivo, e le sue ceneri gettate nell'Arno.


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Sulla lingua italiana
Discorsi sei
di Ugo Foscolo
Istituto Editoriale Italiano
1914 pagine 176

   





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